foto di una spiaggia su cui si proietta l'ombra di una famiglia

Il ciclo vitale del sistema familiare

Il sistema familiare, attraversa, quello che viene chiamato il ciclo vitale, che descrive i cambiamenti che avvengono all’interno del nucleo familiare nel corso degli anni.
Jay Haley (1973) negli anni ’70 schematizzò il ciclo vitale, quello che veniva già utilizzato da altri terapeuti relazionali. Questo fu utile perché ha consentito di considerare la famiglia come un’entità, in continuo cambiamento, che vive e si evolve.

Haley individuò diverse tappe.
Ogni tappa è caratterizzata dal fatto che la famiglia si trova a confrontarsi con situazioni nuove, queste richiedono un cambiamento e una nuova organizzazione. Ogni fase è caratterizzata da specifici obiettivi che la famiglia, ed ogni singolo soggetto appartenente ad esso, devono raggiungere per passare alla fase successiva.

Le tappe vengono suddivise in:

•    Formazione della coppia
•    La famiglia con bambini
•    La famiglia con adolescenti
•    La famiglia “trampolino di lancio”
•    La famiglia anziana

Questi possono considerarsi come eventi normativi, in quanto vengono considerati come situazioni prevedibili. A questi eventi si aggiungono gli elementi paranormativi, sono quelli che non sono prevedibili, è portano la famiglia di fronte a difficoltà maggiori e possono creare profondo squilibrio all’interno dell’organizzazione familiare.
Questi eventi possono essere crisi economiche, separazioni, divorzi, tradimenti, morte, malattia e/o disabilità.

Eventi imprevisti

La malattia e/o la disabilità di un figlio vanno considerate come evento traumatico che costringe il gruppo familiare a rivedere gli equilibri interni. Il ruolo di ciascun membro della famiglia cambia, come cambia anche la posizione di responsabilità di ciascuno nei confronti del membro malato.
Vi è una modifica delle priorità, della vita quotidiana e lavorativa, le possibili difficoltà economiche.

In un primo momento, di fronte alla diagnosi, le reazioni dei familiari e di un profondo sconforto, di sentimenti depressivi e di incredulità e quindi di rifiuto rispetto a quello che viene comunicato dal medico, con la negazione, ci si comporta come se nulla fosse accaduto, in alcuni casi, i controlli e le cure vengono trascurati, la negazione è una difesa che viene utilizzata in maniera più o meno lunga per mantenere l’equilibrio personale, e come se la nostra mente prendesse le distanze dalla gravità di quello che sta avvenendo concedendosi del tempo prima di affrontare la realtà e tutto il dolore che porta con sé.

Subentra l’accettazione e quindi la consapevolezza che quello che viene detto loro è la verità. Queste fasi non sono cosi immediate.
Sorgono i sensi di colpa, sentimenti di vergogna e rabbia.
Rabbia che entra in conflitto con il rapporto d’amore, sentimento che viene vissuto come sconveniente e vergognoso.

Questa è una fase delicata per la famiglia perché deve riuscire a giungere ad una nuova visione familiare, adattandosi a questa nuova situazione, accettazione dell’avvenimento e riorganizzazione.

Le difficoltà ricorrenti

• La conflittualità all’interno della coppia genitoriale

Vi possono essere delle difficoltà ricorrenti all’interno della famiglia, dal momento in cui viene definita la diagnosi.
Si possono verificare delle conflittualità all’interno della coppia genitoriale, appena scoperta la diagnosi la coppia inizia a concentrarsi sui bisogni del proprio figlio trascurando l’altro membro.  C’è la possibilità che un membro della coppia genitoriale instauri con il figlio un rapporto simbiotico, cosi da escludere l’altro da questo rapporto esclusivo. Possono esserci divergenze rispetto alle cure e come vengono somministrati dall’uno e dall’altro. Soprattutto il genitore in simbiosi con il figlio diventa quello più esperto nel somministrare le cure e i farmaci.

• L'impatto sui fratelli

La disabilità/malattia investe anche i fratelli, l’impatto che questo ha non deve essere sottovalutato. In alcuni casi i fratelli/sorelle non ricevono le giuste informazioni rispetto alle condizioni di salute del proprio fratello, facendo cosi il fratello di sentirà ancora più escluso.
Esiteranno a confidarsi con i propri genitori, riguardo qualsiasi tipo di difficoltà o qualsiasi tipo di emozioni perché non vogliono caricarli ancora di più, in quanto già provati dalla situazione.
Proveranno diversi sentimenti, di paura nello sviluppare la malattia, di vergogna e rabbia e gelosia nei confronti di quel fratello che concentra su di sé tutte le attenzioni.
Nello stesso tempo prova sensi di colpa perché lui è quello sano che può condurre una vita “normale”, come ad esempio partecipare ad attività tipiche dei coetanei, e perché prova questi sentimenti di rabbia e gelosia nei confronti del fratello.
Possono provare sentimenti di isolamento, di diversità, e di vergogna.


Questi sentimenti lasciati inespressi possono poi trasformarsi in comportamenti problematici, ad esempio ci possono essere dei problemi a relazionarsi con gli altri.  Possono iniziare ad avere dei comportamenti provocatori, oppure possono manifestare il proprio disagio con sintomi fisici.
È importante riuscire a comunicare in maniera adeguata e chiara, la malattia e la disabilità del proprio fratello, cercando nello stesso tempo di ascoltare i vari bisogni e non coinvolgerlo nelle cure del fratello disabile, aiutandoli a sviluppare una propria identità e delle proprie autonomie.

I fattori di adattamento

Importanti per queste famiglie sono quelli che possiamo definire i fattori di adattamento che consentono di trovare nuove strategie e risorse. Dell’importanza di questi fattori, utili sono stati i contributi di Svavarsdottir, McCubbin e Kane (2000) e di Antonovsky e Sourani (1988), che hanno individuato quegli aspetti che possono aiutare a superare questi momenti di difficoltà:

•    Cooperazione e dialogo che aiutano a tenere unito il nucleo familiare
•    La condivisione di regole
•    Coltivare amicizie e interessi sociali
•    Una valutazione realistica delle potenzialità del proprio figlio e dei limiti
•    Partecipazione ad attività sociali e ricreative
•    Mantenere un atteggiamento fiducioso e ottimista
•    Avere fiducia in sé
•    Coinvolgimento nelle associazioni di genitori
•    La ricerca di un nuovo significato di famiglia, i genitori devono ristrutturare e rivedere le attese.

Molto importante aiutare queste famiglie a ritrovare il proprio spazio vitale, riprendere in mano i propri impegni, lavorando con loro anche sul senso di colpa che questo comporta, il dedicarsi ai propri interessi non toglie tempo ed energie ai propri figli, anzi è una sorta di “buona ricarica”.
Aiutarli quindi a mantenere viva una rete sociale, rete sociale che può essere composta da amici, parenti, professionisti, scuola e anche da famiglie accomunate dallo stesso problema, questo li farà sentire meno soli e li aiuterà anche a condividere con qualcuno le proprie angosce.


Bibliografia

Angiolari C., Castelli Gattinara P., Il bambino di duchenne e la sua famiglia: una individuazione senza distacco, in Il bambino e i suoi sistemi, Atti del congresso Internazionale SIPPR, Roma 1988, Ed. Kappa 1990
Antonovsky A., Sourani T. (1988) Family sense of coherence and family sense of adaptation, “Journal of Marriage and the Family”, n. 50, pp. 79-92.
Haley J.: Terapie non comuni. Astrolabio, Roma, 1976.
Loriedo C., Picardi A.: Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell’attaccamento. Franco Angeli, Milano, 2009.
Menazza C., Bacci B., Vio C.: Parent training nell’autismo. Programma per la formazione e il supporto dei genitori. Erickson, Trento, 2010
Svavarsdottir E.K., McCubbin M.A., Kane J.H. (2000) Well-being of parents of young children with Asthma, “Research in Nursing & Health”, n. 23, pp. 346-358.

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