silhouette di due profili femminile e maschile sovrapposti

Libero di essere chi sei

Lo scorso anno X-Factor, celebre talent musicale seguitissimo da più o meno giovani ha cambiato struttura eliminando l’ormai storica suddivisione in categorie – under uomini, under donne, over e band – .

Il claim della stagione 2021 “Come as you are” richiama un epocale pezzo dei Nirvana ed è una chiara dichiarazione di intenti insieme alle esplicite immagine del teaser. “Nessuna etichetta, nessuna paura, nessuna categoria” si legge, e infine il presentatore guarda dritto davanti a se e afferma “Libero di essere chi sei, sempre.

Si, ma, chi sei?

Il messaggio è chiaro, non devi scegliere in quale categoria inserirti, puoi essere tutte quante e tutte insieme.
La star dell’edizione 2021 è Erio, un uomo dalla voce femminile in un corpo esplicitamente maschile, con il cranio rasato, il volto truccato in maniera grossolana che indossa abiti femminili con la nonchalance di una modella a piazza di Spagna. È obiettivamente seduttivo, cattura, intrappola.
Il target del programma quest’anno è un pubblico molto giovane, adolescenziale, e c’è da chiedersi perché ai ragazzi ai quali ci si rivolge dovrebbe piacere questa edizione più di quella precedente.
Per provare a dare una risposta a questa domanda ho attinto alla mia esperienza in una comunità per adolescenti al limite e al lavoro con Matteo (16 anni) – Martina, nome con cui Matteo si presentò una mattina d’inverno poco prima di Natale.

Ma torniamo per un attimo alla domanda precedente: chi sei?
Ce lo siamo chiesti quella mattina quando i due carabinieri hanno accompagnato in comunità Matteo con ancora il pigiama indosso, lo sguardo di chi non dorme da lungo tempo, chioma viola con una rasatura da un lato che scopre un bel tatuaggio sul cranio. Una rosa. Le braccia glabre completamente coperte di tagli, magrissimo e con occhi grandi e verdi. Sguardo intelligente, viso di bambina su un corpo martoriato. Ragazzi ospiti e operatori catturati da questa visione e tutti animati dalla stessa domanda: “ma tu chi sei?

“Osservo che siamo costretti a supporre che non esista nell’individuo sin dall’inizio un’unità paragonabile all’Io; l’Io deve ancora evolversi. Le pulsioni autoerotiche sono invece assolutamente primordiali; qualcosa – una nuova azione psichica – deve dunque aggiungersi all’autoerotismo perché si produca il narcisismo”. (Freud 1914, p.21).

L’azione specifica di cui parla Freud, azione che segna il passaggio da un processo senza soggetto ad un soggetto con processo, è possibile in virtù di una prima rudimentale impressione di una realtà esterna o meglio di un non io. È un’azione psichica la quale fonda l’io e di conseguenza anche l’oggetto, in quanto prima capacità di legame come surrogato del desiderio allucinatorio che già non è più corpo.

Libero di non essere?

Ma per far ciò, come sappiamo, è necessario poter intraprendere con fiducia quella lunga strada di separazioni che durerà tutta la vita. Matteo-Martina in tal senso sembrò da subito dover ancora nascere come soggetto separato. Prendendola da un’altra entrata si potrebbe dire che con lui andava sempre tenuto a mente, seguendo Freud (1905), una bisessualità originaria, ma nel senso che da ciò consegue che la scelta è una perdita inevitabile.

La spiccata intelligenza di Matteo, l’esperienza di strada, la seduttività e il carattere reattivo lo resero subito un attore centrale del gruppo dei ragazzi i quali, nonostante la transessualità subito lo presero a ben volere. O forse proprio a causa di questa. È noto infatti (Baldini 2011) come per gli adolescenti sia rassicurante tutto ciò che attiene a rapporti simbiotici, al preedipico e agli stati di confusione dell’anima. Matteo viveva di questa confusione e iniziò a stabilire relazioni nelle quali lui era Martina, la fidanzatina rassicurante di tutti i ragazzi, la madre sempre presente, idealizzata, fallica.

È forse questa la chiave per comprendere il successo negli adolescenti di questa nuova edizione di X-Factor e di tutta una serie di programmi in cui spopola il cosiddetto “gender fluid”?
Ovvero una regressione o meglio, una fissazione al preedipico.
Quel “Libero di essere chi vuoi” sembra sussurrare all’orecchio “libero di essere tutto, libero di non scegliere” e il rischio è dietro l’angolo: “libero di non essere”.

L'opposizione maschio-femmina

Nel caso di cui parlo la problematica specifica della transessualità, che Matteo poneva nei modi più concreti, fu letta sempre all’interno degli stati limite. Cercando dunque di comprenderne la sofferenza al di qua della diagnosi. D’altronde, come avrebbe potuto Matteo differenziarsi, scegliere tra due termini, maschio-femmina, in opposizione? Non era ancora arrivato a quella pagina di storia.
Una delle funzioni fondamentali dell’apparato psichico è quella di tendere verso la separazione per permettere l’individuazione. Nella ricerca di questa individuazione c’è un disgiungimento necessario e un successivo ricongiungimento degli elementi separati in un terzo elemento, che sarà diverso e uguale. Ma Matteo a questo non poteva ancora accedere.

Nonostante questo o in virtù di questo Matteo lo amavano tutti.
E come non amarlo? Lui era il desiderio. Lo amavano gli uomini che lui sapeva inconsciamente attratti dal suo corpo femminile ma non castrato. Lo amavano le donne per la sua perfezione.
Un po' come Erio che al di là della sua innegabile bravura nel canto ha catturato tutti – ma proprio tutti – con la sua seduttività confusa, preedipica. Nel caso di Matteo-Martina non tanto tra il polo maschile e femminile sembrava oscillare ma tra essere e non essere. Una soggettività che ancora non riesce ad affrontare i primi moti necessari di separazione, che si attarda non per piacere, ma perché in attesa di un piacere che non è mai arrivato.

L'amore

Ho utilizzato degli spunti della lunga e complessa storia di Matteo e la passata stagione di X-Factor per aprire una riflessione intorno alle motivazioni che rendono la questione “genere” così innegabilmente e fortemente attrattiva soprattutto tra i più giovani. Provando ad andare oltre i discorsi ideologici, etici, religiosi e di attualità rimane una questione cara a noi terapeuti: l’amore.

Perché i ragazzi amano Erio? Perché tutti amavano Matteo-Martina?

Nell’immagine mitologica di Eros una possibile risposta:

“Dunque, come figlio di Poro e di Penia, ad Amore è capitato questo destino: innanzitutto è sempre povero, ed è molto lontano dall’essere delicato e bello, come pensano in molti, ma anzi è duro, squallido, scalzo, peregrino, uso a dormire nudo e frustro per terra, sulle soglie delle case e per le strade, le notti all’addiaccio; perché conforme alla natura della madre ha sempre la miseria in casa.

Ma da parte del padre è insidiatore dei belli e dei nobili, coraggioso, audace e riso-luto, cacciatore tremendo, sempre a escogitar machiavelli di ogni tipo e curiosissimo di intendere, ricco di trappole, intento tutta la vita a filosofare, e terribile ciurmatore, stregone e sofista. E sortì una natura né mortale né immortale, ma a volte, se gli va dritta, fiorisce e vive nello stesso giorno, a volte invece muore e poi risuscita, grazie alla natura del padre; ciò che acquista sempre gli scorre via dalle mani, così che Amore non è mai né povero né ricco». (Platone 1966, pp.182-183).

Un ponte tra due mondi

Non è un uomo né un dio, ma un daimon, ponte tra i due mondi. La sua natura è nel legame.


Carlotta Zoncu, psicologa psicoterapeuta psicodrammatista freudiana

BIBLIOGRAFIA
BALDINI T. (2011). Ragazzi al limite. Milano: Franco Angeli.
FREUD S. (1905). La vita sessuale. Tre saggi sulla teoria sessuale ed altri scritti. Torino: Borin-ghieri, 1970.
FREUD S. (1914). Introduzione al narcisismo. Torino: Boringhieri, 2004. FREUD S. (1938). Compendio di psicoanalisi. In: OSF. Vol.11, Torino: Borighieri.
FREUD S. (1938). Compendio di psicoanalisi. In: OSF. Vol.11, Torino: Borighieri.
PLATONE (1996). Simposio. In: Opere complete Vol.3. Laterza: Roma 1966.
WINNICOTT D.W. (1954). Gli aspetti metapsicologici e clinici della regressione nell’ambito della situazione analitica. In: Dalla pediatria alla psicoanalisi. Firenze: Martinelli, 1975.
WINNICOTT D.W. (1971). Gioco e realtà. Roma: Armando, 1997.

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